Nell’immaginario collettivo il paesaggio viene accostato a forme canoniche di tutela materiale. La percezione che si ha del paesaggio risulta pertanto essere statica, senza quel dinamismo e quella complessità che solitamente si cela dietro e dentro quel “cielo di carta” che l’immagine paesaggistica rappresenta. Saper percepire e sapersi approcciare all’oggetto paesaggio e, ancor più, saperne fare strumento di interpretazione di un territorio richiede cognizione e approfondimento, comporta discernimento e comprensione stratigrafica. Per provare a orientarsi in questa stratificazione risulta necessario possedere e applicare strumenti disciplinari diversi e incrociare conoscenze e sensibilità che possano permettere di accedere, man mano che si entra nei diversi piani di conoscenza, ad una lettura progressiva dei fenomeni. Un parallelismo azzardato potrebbe essere quello di una buona lettura che rimane per sempre tale. Le differenze nel percepire la qualità del libro risultano essere negli strumenti con i quali affrontiamo l’opera: la nostra capacità di capire il messaggio, la sensibilità con cui ci approcciamo, i presupposti dai quali partiamo, la reale competenza che abbiamo nel misurarci con il messaggio dell’autore.