Partendo da un'analisi del fenomeno della controcultura russa tra gli anni Sessanta ed Ottanta, il presente studio - sulla base di quattro testi di quattro diversi autori, V. Sosnora, B. Kudrjakov, V. Gubin e S. Sokolov - si focalizza su una forma particolare di dissenso, quella in cui a dominare è la fedeltà ostinata ed indefessa alla Parola poetica, unico appiglio, fonte di senso in un mondo traballante e spesso ostile. La resistenza al regime e alla sua pervasività anche linguistica si realizza qui attraverso un allontanamento dell'autore stesso e dei contenuti delle sue opere dalla Storia, per costruire grazie alla Parola mondi nuovi in cui il focus sulla forma, e non sul contenuto, permette una rivolta insieme etica ed estetica.
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