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Il gioco delle equivoche ambizioni
Narrano i canzonieri che quando finisce la storia ma rimane la poesia, c’è qualcosa di meraviglioso che perdura sempre più, nel segno di una luce fatta di sentimenti appassionati, sogni e di miraggi che si vogliono toccare. La nostra, però, è una storia composta da diverse microstorie che, nel suo insieme, vuole essere scritta e raccontata perchè potrebbe essere reale nel suo manifestarsi, anche se paradossalmente immaginaria nelle sue vicende e in taluni personaggi che ne sono figure e “anime già morte”, ma che sopravvivono in quel gioco (ancora una volta ripetuto) degli equivoci di goldoniana, valida memoria. Nascono, cosi, tanti fatti quasi veri che ci riportano, nel significato delle cose, a quelle tipiche “baruffe” che non sono altro che “chiozzotte” e che sanno proprio di commedia e di teatro, più che di storia e di poesia. I protagonisti che ne sono forti litiganti, confrontano, così tra loro, parole e gesti che sono armi più che forti di fronte a quelle lame ed ai coltelli che sono del tutto assenti in queste nostre scene fortemente combattenti. Riuscirà l’eterno gioco degli equivoci ad essere chiarito? Riusciranno i nostri a suggellare quella pace così lenta ma in fondo ben ambita, celebrando, tra loro stessi, perfino, il matrimonio e, così, la festa più felice tra le parti tutte? La vita stessa, nel suo limpido ripetersi, lascia, così, lo spazio ai drammi e alle commedie dove al posto delle lacrime del pianto si ritrovano sorridenti, poi, le scene ironiche e il più solido, lucido umorismo. e. p.
Emilio Piccione, siciliano di origini e messinese di nascita, è Medico-Chirurgo e Professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. Come è tradizione degli scrittori “segreti” siciliani che si rivelano avanti negli anni, ha sempre conservato nel cassetto appunti ed impressioni di scene e voci di vita quotidiana, e dei modi d’essere delle tante, differenti figure che la animano. Ora ne fa’ “scrittura realizzata” offrendo a se’ stesso e al lettore momenti di meditate e attente riflessioni. Attraversando con immaginazione e fantasia l’universo degli “equivoci” dove a farla da protagonisti veri, alla fine, ne sono le “scene ironiche” e “il più solido, lucido umorismo”